Art Basel 2020: Trends, Expectations & Food for Thought

Art Basel 2020

Art Basel è la fiera di arte contemporanea più famosa al mondo: nata a Basilea nel 1970, questa manifestazione ha acquistato popolarità molto rapidamente, grazie all'impeccabile sistema organizzativo e all'eccezionale levatura delle opere proposte. Oggi, la fiera viene organizzata in tre diverse tappe: Basilea, che vanta ancora il maggior numero di espositori; Hong Kong e Miami.

 

Art Basel 2020: corsa interrotta dal coronavirus?

Le tre edizioni di Art Basel sono normalmente organizzate a marzo, giugno e dicembre, rispettivamente a Hong Kong, Basilea e Miami. Quest'anno, la pandemia ha reso impossibile l'organizzazione di eventi di tale portata: le tappe di Hong Kong e Basilea sono state annullate, mentre per quel che riguarda la fiera di Miami, prevista per dicembre 2020, sono attese ulteriori comunicazioni.

Ma questo temporaneo stop alle manifestazioni fieristiche non ha certo fermato il mercato dell'arte né intimidito il comitato organizzatore di Art Basel. Per quest'anno, la manifestazione di Basilea sarà ospitata nelle Viewing Rooms, uno spazio digitale interamente dedicato al mondo dell'arte. Qui sono trasmesse, in diretta streaming, lectio magistralis, conferenze e presentazioni, oltre a passeggiate virtuali negli atelier degli artisti e nelle gallerie, interviste e molto altro. Nelle Viewing Rooms il visitatore avrà la possibilità di scoprire oltre 4000 opere d'arte, presentate da 282 gallerie di tutto il mondo: questa sezione dell'innovativa fiera digitale, aperta dal 19 giugno, sarà disponibile fino al 26 giugno.

 

Post dramatic growth: quale futuro per il mercato dell'arte?

Secondo statistiche elaborate da UBS, il mercato dell'arte nel periodo gennaio-maggio 2020 ha subito un crollo pari al 75% delle vendite. Uno scenario disastroso ma che, secondo alcuni analisti, potrà essere utile per definire e consolidare alcuni trend emersi già nel 2019.

Si parla, innanzitutto, di arte "lenta": meno pezzi, meno esposizioni, meno hype. Una riscoperta, insomma, dello spirito originario del collezionismo. È curioso notare come quest'emergenza sanitaria abbia innescato meccanismi simili anche nel settore della moda e del design, settori in cui la ricerca della novità è sacra.

Secondo la celebre curatrice Dominique Lévy, questa crisi potrebbe rivelarsi, in una certa misura, positiva. Il periodo di fermo obbligato ha costretto le gallerie e gli investitori a interrogarsi sulla natura delle manifestazioni artistiche sempre più veloci e, di conseguenza, sempre meno creative. Come da definizione della Lévy, una post dramatic growth. Quali tendenze sarà lecito aspettarsi? Probabilmente un rinnovato interesse per l'arte non-performance e un ritorno a legami più personali e diretti tra investitori, galleristi e artisti.

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